Il fallimento del progresso: il citofono

Apprezzare in presa diretta lo scontro tra progresso e radicata cultura è un evento impagabile.

Se architetti, ingegneri, scienziati e qualunque altro tipo di Archimede Pitagorico potessero conoscere in anticipo il successo o il fallimento delle proprie innovazioni, probabilmente il progresso non avrebbe modo di essere attuato.
Se inoltre Archimede Pitagorico conoscesse preventivamente anche il perché dei fallimenti e le soluzioni alternative adottate dagli individui, senza alcuna altra possibilità, impazzirebbe.

Napoli 2010. Il citofono.
Pensate, i primi esempi di citofonia risalgono addirittura al XIX secolo. Inutile specificare che il concetto di citofonia moderna è del tutto analogo ai progetti del solito Leonardo da Vinci: sempre lui, tecnicamente il barbuto ed eclettico patrimonio dell’umanità si definisce fottuto genio.

Ma cos’è un citofono? Cosa si intende per citofono? Prendendo come fonte la poco attendibile Wikipedia italiana, possiamo apprendere che il citofono è un sistema intercomunicante installato negli edifici al fine di consentire la comunicazione tra una postazione situata in prossimità dell’ingresso e le abitazioni private, ed aprire a distanza la porta.

Riuscite ad immaginare una soluzione alternativa e più efficiente che svolga le stesse funzioni di un citofono? No?

 

Un citono

Un tipico esemplare di citofono

Eppure, una soluzione esiste.
R. ha superato i trent’anni, sposata, due figlie. Stazza da femme fatale (in altre occasioni verrà illustrata approfonditamente tale partenopea figura), così come il tono di voce e quella sguaiatezza tutta napoletana. R. non abita più qui, ha lasciato l’appartamento di infanzia dopo il matrimonio ma torna spesso per scaricare le adorabili figliolette (tale madre, tale figlie) agli anziani genitori.
Quando R. si trova all’ingresso del condominio e ha qualcosa da dire alla ultrasessantenne madre potrebbe usare il citofono. Per farlo dovrebbe:

  • scendere dal sofferente motorino
  • recarsi alla pulsantiera
  • digitare il codice di tre cifre associato all’appartamento di famiglia
  • attendere una risposta
  • comunicare il proprio messaggio
  • ripetere le porzioni di messaggio non correttamente ricevute dall’orecchio dell’anziana madre a causa di disturbi sul canale di comunicazione, il cosiddetto rumore, le cui cause non sono oggetto di questo breve trattato di napoletanità

R. ha escogitato un sistema molto più efficiente. Un sistema che sconfigge l’ingegneria elettronica e delle telecomunicazioni. R. possiede una qualità indispensabile per ogni tecnico: la concretezza.
Infatti R., giunta in prossimità del condominio, non scende dal motorino e non si reca alla pulsantiera. R. dà fiato alle corde (vocali si intende): “Mammaaaaaaaa”. E la madre si affaccia dal balcone, impiegando meno tempo per rispondere. Inizia dunque la comunicazione.
Sorprendentemente, la comunicazione non presenta alcun rumore e lo sguaiato timbro di R. giunge perfettamente chiaro a destinazione: il balcone del quarto piano (per completezza di informazione va detto che il raggio di azione è molto più ampio).

Niente codici da digitare, riduzione dei tempi di attesa, niente errori sul messaggio trasmesso. In una parola, ottimizzazione. Di cosa? Delle risorse disponibili in relazione all’esigenza degli utenti.

C’è un motivo ben preciso se il citofono non è stato inventato da un Napoletano: i Napoletani non ne hanno bisogno.

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